Un nuovo principio per sanzionare
chi guida dopo aver bevuto

Le uscite del ministro Zaia sulle misure inserite nelle modifiche apportate al Codice della Strada, e che hanno determinato la dura presa di posizione della fondazione vittime della strada Guccione, inducono a una riflessione e a riprendere la delicata questione.
Credo che si debba partire da una considerazione di base sul valore della vita. Se al primo posto di una scala dei valori mettiamo la tutela della stessa, come io credo sia adeguato, ecco che le comprensibili lamentele dei ristoratori e, più in generale di coloro che operano nel settore enogastronomico, debbano essere collocate in una posizione di evidente subalternità. La vita è un dono di Dio, è sacra e va difesa a prescindere.
Premesso che occorre osservare che nei Paesi dove è in vigore la tolleranza zero all’alcol per chi guida non si hanno notizie di gravi ripercussioni economiche per gli operatori del settore interessato, ritengo che anche il ministro Zaia non possa prescindere da quelle che sono le risultanze scientifiche che gli istituti preposti hanno elaborato dopo studi approfonditi. Questi, non v’è dubbio, attestano conseguenze sia sui tempi di reazione sia  sulla percezione del pericolo per coloro che fanno uso, anche minimo, di sostanze alcoliche e poi decidono di mettersi alla guida.
Credo, tuttavia, che in una società matura le tesi del ministro Zaia potrebbero anche essere prese in considerazione. Oggi però non mi pare che queste condizioni esistano.
Una strada tuttavia, a mio modo di vedere, si potrebbe percorrere. Ho cercato più volte sia nella passata legislatura, da parlamentare, sia oggi in veste di presidente di una organizzazione di categoria, di introdurre un principio diverso per sanzionare coloro che guidano in stato di ebbrezza. Cioè il danno che si determina a terzi. In caso di incidenti con danni alle cose, ma soprattutto quando questi si estendono alle persone. Per la verità un riconoscimento di tale principio lo si può cogliere nel testo di ulteriori modifiche al Codice della Strada che la Camera dei Deputati ha prima della pausa estiva approvato. È però ancora poco quanto è stato previsto.
Sono convinto che introducendo delle sanzioni amministrative severe per i danni alle cose e penali, con limitazioni decennali al permesso di condurre, nel caso coinvolgano le persone, si potrebbero colpire gli irresponsabili, far maturare un più rispondente e adeguato senso di responsabilità ed evitare di produrre danni economici agli operatori dell’enogastronomia.
Sarebbe importante che i media o gli esperti si confrontassero su tali temi, approfondendoli e facendo crescere una diversa cultura del vivere comune. Ma anche chi nel Governo si dovrebbe occupare di questi aspetti dovrebbe compiere un’azione che favorisca un più adeguato senso di responsabilità. Invece assistiamo solo ad azioni che non producono la crescita che dovrebbe sempre essere l’obiettivo di un Paese serio.
Paolo Uggè

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