The Guardian promuove i ristoranti
delle aree di servizio italiane

Troppo spesso bistrattati e mal giudicati, privi di zone d’ombra e di docce, troppo cari. Non si può certo dire che i ristoranti delle aree di servizio sulla rete autostradale italiana godano sempre dei favori dell’opinione pubblica. In aiuto degli autogrill arriva ora un guru della cucina mondiale, lo chef inglese Heston Blumenthal, proprietario del Fat Duck ed editorialista del Guardian, che proprio dal giornale britannico si è messo a fare le pagelle di come si mangia sulle strade d’Europa. Ebbene, in Italia si mangia bene anche in viaggio, nei numerosi punti ristoro a disposizione dei viaggiatori su strade e autostrade che nulla hanno da invidiare ai ristoranti più rinomati. 
Il profeta della cucina all’avanguardia o “molecolare” indica dal Guardian due punti della catena Autogrill – l’area di sosta Chianti Ovest e quella di Magliano Sabina – dove ha mangiato particolarmente bene nel suo tour gastronomico per l’Italia. Del primo ha apprezzato un’ottima bistecca alla fiorentina, del secondo la parata di squisiti salumi e formaggi. Al bar-ristorante di Angelo e Vincenzo Bonaccolta sulla statale 189 tra Palermo e Agrigento lo chef è stato invece conquistato dalla freschissima pasticceria siciliana, con cannoli “ultra-deliziosi”. «Il Guardian rompe il vecchio schema che per mangiare bene bisogna uscire dall’autostrada», osserva Pino Cerroni, direttore Comunicazione e Affari istituzionali del gruppo Autogrill, «e dimostra che è possibile fare un buon tour culinario restando sulle autostrade, individuando alcuni luoghi di eccellenza che sono peraltro il frutto di un preciso impegno di investimento sulla qualità agroalimentare da parte della società Autogrill».
“L’Autostrada del Sole, la principale arteria che attraversa l’Italia”, si legge nell’articolo pubblicato il 25 luglio a firma di Heston Blumenthal e che prende in considerazione anche le strutture di Francia, Spagna, Germania, “è un elemento essenziale, Fellinesco di una esperienza italiana, ma quando sei bloccato in un ingorgo eterno nel traffico a sud di Firenze, il Chianti zona Ovest al km 306 è un buon posto per prendere fiato. L’Italia è uno dei pochi Paesi in cui è possibile ottenere del buon cibo, senza dover abbandonare la strada percorsa. Al Chianti Ovest, è possibile acquistare un posacenere davvero kitsch con Mussolini, bere il dolce succo spremuto dalle arance siciliane rosso sangue, trovare un panino cento volte meglio di qualsiasi cosa si prenda in Francia, o provare a sedersi nel ristorante, dove c’è la pasta fresca e una bella bistecca alla fiorentina. Lo chef ti mostrerà la bistecca per vedere se ha la tua approvazione prima di metterla sulla griglia”.
“Sono (sono? erano!) il simbolo del peccato gastronomico; sono (sono? erano!) la quintessenza dell’omologazione, l’odiata icona del fast food, del mangiare veloce indifferenziato scadente, del cibo inteso come carburante e nient’altro”, ha scritto qualche giorno fa sulla Stampa il noto critico gastronomico Edoardo Raspelli. “Poi, poco a poco, le cose sono cambiate lungo la autostrade italiane; poi, poco a poco, le cose sono molto migliorate… è arrivata la cura, la svolta degli industriali, a cominciare dai Benetton”, scrive ancora Raspelli. “In ogni banco del bar è presente la macchina che al momento vi offre (ahimè, a caro prezzo) una fresca spremuta d’arancia. E poi ci sono, come nel caso segnalato dal Guardian, anche le chicche gastronomiche vere e proprie. Alla griglia dei ristoranti montagne di carne sono pronte per offrirvi fiorentine, costate, bistecche. La qualità contribuisce a prendere per la gola l’automobilista di passaggio. Fuori, tra le macchine, nelle piazzole di sosta, avrete però notato un’altra cosa, il ritorno di un’abitudine che sembrava scomparsa: single e famigliole si fermano, aprono borse e sacchetti e si mettono sempre più spesso a mangiare quanto ci si è portati da casa. È una piccola malinconica testimonianza diretta di come i problemi economici della nostra Italia siano sempre grandi”.

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