Cara Confindustria, viaggiamo
insieme verso la sicurezza?

“Egregio dottore, ci sono problemi tecnici che è necessario vengano esaminati e risolti dai professionisti, dagli addetti ai lavori che di quei problemi conoscono ogni piccola sfaccettatura, e che solo successivamente devono essere sottoposti all’attenzione  del mondo politico, insieme con una (o più) possibile soluzione ai problemi stessi. Industria e mondo del trasporto hanno ben chiari in mente i problemi legati alla sicurezza del trasporto delle merci sulle strade e sono certo che insieme potrebbero trovare, in tempi rapidissimi, una proposta condivisa da presentare al ministero dei Trasporti…”. Potrebbe iniziare più o meno con queste parole l’invito che Paolo Uggè, presidente nazionale di Fai Conftrasporto, sta meditando di inviare a Cesare Trevisani, vice presidente nazionale di Confindustria e responsabile dell’area Infrastrutture, logistica e mobilità,

affinché a settembre, alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, imprese e mondo dell’autotrasporto possano sedersi a un tavolo tecnico per proporre al Governo una nuova via d’uscita da una situazione che continua a vedere da una parte una fortissima domanda di sicurezza sulle strade e dall’altra l’incapacità di dare una risposta chiara, forte, e soprattutto esauriente. Una risposta che sappia far coesistere le necessità di migliaia di imprese italiane (di produzione e di trasporto)  e dall’altra il diritto di milioni di italiani di aver garantita la sicurezza sulle strade. “La sicurezza sulle strade non è uno dei problemi, è “il problema” da risolvere una volta per tutte” , esordisce Paolo Uggè, “e trovare la strada per arrivare a destinazione può essere molto più semplice di quanto si creda. Anche perché importantissimi passi in  avanti sono già stati compiuti attraverso la realizzazione della scheda di trasporto, il documento attraverso il quale garantire finalmente controlli e sicurezza su tutta la filiera del trasporto merci, partendo dai committenti per arrivare fino ai destinatari di quei carichi”. Uno strumento che sembrava aver spianato la strada verso una maggiore sicurezza sulle strade, ma che poi ha visto sorgere imprevisti ostacoli creati proprio dal Governo… “Come qualsiasi documento, come qualsiasi nuova norma, anche la scheda di trasporto aveva ovviamente dei margini di miglioramento: purtroppo le  recentissime modifiche apportate unitaleralmente dal Governo nel periodo delle vacanze (sicuramente il meno indicato che potesse esserci, e, colpa ben più grave, senza aver ascoltato il parere degli addetti ai lavori) hanno interrotto un cammino che sembrava finalmente aver imboccato la strada giusta. Quelle modifiche, raccolte in una circolare fatta diffondere dal sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino, in realtà hanno avuto il solo effetto di complicare la questione, anziché semplificarla, e di far perdere una buona dose di fiducia nelle istituzioni da parte della categoria degli autotrasportatori, convinti che con quelle modifiche la nuova scheda dil trasporto possa  perdere tutta la sua efficacia. E la tanto declamata voglia di sicurezza torni a restare solo un mare di belle parole”.  Ed è stata proprio questa circolare a far nascere nel presidente nazionale di Fai Conftrasporto l’idea di invitare a un confronto diretto i rappresentanti di Confindustria: un faccia a faccia nel quale mettere tutte le carte sul tavolo per comporre, insieme, il poker vincente… “L’obiettivo comune a Confindustria e a tutte le associazioni di categoria del mondo dell’autotrasporto è quello di creare sicurezza e proprio lo stesso Cesare Trevisani (nella foto), in una recente intervista, ha affermato che la scheda di trasporto può essere l’arma finale contro gli incidenti stradali.  Tutti insieme dobbiamo ricercare ogni possibile soluzione che possa semplificare e meglio chiarire gli obblighi che ciascun soggetto è tenuto a rispettare nell’ambito della normativa citata, sostituendoci a chi, nei palazzi di Governo, probabilmente non possiede la stessa competenza tecnica che possiedono gli addetti ai lavori e forse è alle prese con moltissimi altri problemi da risolvere e non ha la possibilità di concentrarsi solo ed esclusivamente su una sola questione, seppure importantissima,  con l’attenzione e il tempo necessari. È per questo che è nata l’idea di fare una proposta, tanto semplice quanto spero efficace, al vice presidente nazionale  di Confindustria e responsabile dell’area Infrastrutture, logistica e mobilità: a settembre troviamoci attorno a un tavolo senza il Governo, individuiamo la soluzione da professionisti del settore,  da persone che condividono una  stessa grande competenza e un’identica fortissima  volontà di garantire sicurezza. Sono certo che lo staff del vicepresidente di Confindustria sia perfettamente in grado di elaborare un sistema  in grado di garantire che i controlli delle forze dell’ordine possano individuare le responsabilità di ognuno: dai rappresentanti del mondo manufatturiero, il cui interesse è che il prodotto arrivi a destinazione in modo rapido e sicuro, a quelli dell’autotrasporto, costretti troppo spesso a fare i conti con  intermediari che si muovono in modo scorretto, sul filo (e spesso oltre) della legge. Confindustria e le associazioni di categoria dell’autotrasporto insieme devono trovare il modo per creare un collegamento diretto fra chi produce e chi porta a destinazione le merci, scavalcando quel mondo di quegli intermediari scorretti (ce ne sono moltissimi che agiscono correttamente e professionalmente) che hanno solo l’interesse di lucrare approfittando delle inefficenze del sistema. Personaggi che si interpongono fra produttore e trasportatore dicendo ” ti risolvo tutto io, mi faccio carico io di gestire la cosa ai prezzi più vantaggiosi”, e poi subappaltano il lavoro a tanti piccoli imprenditori spesso pericolosissimi, perché non in grado di affidare i propri camion a conducenti professionisti,  perché i loro mezzi, per risparmiare, non vengono sottoposti a una corretta manutenzione, perché, per risparmiare soldi e guadagnare tempo prezioso, i camionisti vengono fatti guidare ben oltre le nove ore al al giorno previste… Tutte realtà che Cesare Trevisani conosce perfettamente così come gli autotrasportatori seri, quelli che vogliono lavorare nel rispetto delle regole, per la sicurezza propria e degli altri…”. E il Governo? Così rischia di essere “scavalcato”… “Per nulla. L’intenzione, propositiva e assolutamente collaborativa,  ha il solo e unico obiettivo di  facilitare al massimo il lavoro dei nostri politici, aprendo una nuova strada al Governo. Se quella strada, che Confindustria e le diverse realtà che rappresentano gli autotrasportatori avranno eventualmente saputo tracciare e indicare, sarà poi valida, il Governo potrà seguirla. Ripeto: l’obiettivo è solo quello di predisporre un documento da parte di chi ha maturato una grande esperienza nel settore e quotidianamente si ritrova a lavorare spesso  in un groviglio di ostacoli. Faccio un esempio: nel mondo del trasporto è prassi che un autotrasportatore si scambi il carico con un altro, per ottimizzare la pianificazione di entrambi. Avviene nel 90 per cento dei casi. Basterebbe prevedere una casellina, nella scheda di trasporto, che indichi, fra i protagonisti della filiera, il  sub vettore a cui è stato passato il carico. Basterebbe barrare una casellina… Un altro esempio, rivolto proprio al vicepresidente di Confindustria Trevisani, che ha  toccato nei giorni scorsi  la questione della domanda e della distribuzione delle merci in città: perché non introdurre, per certi tipi di carico,  l’esenzione (per esempio all’interno di 50 chilometri dalla città, oppure sotto i 50 quintali di carico complessivo o, ancora, per i pacchi previsti dal  vecchio monopolio postale…? Sono tutte possibili soluzioni concretamente e facilmente realizzabili che personalmente avevo sottoposto all’attenzione del sottosegretario Bartolomeo Giachino, ma che sono rimaste lettera morta. Forse non ha avuto modo di vederle, forse le ha viste e non ha avuto modo di approfondire e dunque capire. Di certo il sottosegretario dovrebbe invece comprendere che la recente circolare ha fatto emanare scontenta tutti, perché l’obiettivo avrebbe dovuto essere sì quello di semplificare le procedure burocratiche ma mantenendo nel contempo i requisiti per verificare la tracciabilità del trasporto e garantendo la sicurezza per tutti. Invece le modifiche complicano tutto, annullando l’efficacia di uno strumento importantissimo per la sicurezza.  E lo stesso sottosegretario”, conclude Paolo Uggè, “dovrebbe anche comprendere che è stato sbagliato il metodo con cui ha agito: le modifiche unilaterali nono inaccettabili, tanto più se fatte, a fronte di una trattativa e di un accordo ben precisi, approfittando delle vacanze di ferragosto.  Cambiare le carte in tavola  in questo modo serve soltanto a creare sfiducia e a  distruggere l’importante lavoro che era stato fatto fin qui, grazie al senso di responsabilità della categoria e all’intervento del ministro Altero Matteoli.  Al quale sarei felicissimo di far trovare sulla sua scrivania, alla ripresa dei lavori  dopo le vacanze estive, una possibile soluzione del caso, ideata, progettata e realizzata  dai rappresentanti del mondo degli autotrasportatori insieme con i rappresentanti di Confindustria”.

Una risposta a “Cara Confindustria, viaggiamo
insieme verso la sicurezza?

  1. Mi sembra di capire che come al solito manca la volontà di fare le cose nel modo corretto. Quando vado da un cliente nuovo per un preventivo la mia prima domanda è: cosa vuole da un fornitore di trasporto il prezzo o la qualità? Il Governo potrebbe ottenere la sicurezza a costo zero ma evidentemente manca la volontà. Nelle città scorrazzano furgoni di ogni genere, costretti a correre per poter finire il lavoro affidatogli a tariffe spesso da fame quando i committenti sanno benissimo qual è il costo di un dipendente e di un mezzo; allora mi chiedo perché qualcuno continua a predicare sicurezza, fiscalità equa, lotta alla schiavitù in tutte le sue forme e bla bla bla. Tra qualche anno non avremo più la possibilità di pagare le pensioni perché a forza di tirare sui prezzi lavoreranno solo i furbi che di sicuro non pagano tasse e contributi. Se la committenza vuole questo, auguri vivissimi…

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