I 28 morti di Viareggio
potevano essere evitati?

Abbiamo atteso che chi, da esperto, dovrebbe sapere dove mettere le mani e proporre al titolare del dicastero delle soluzioni idonee ad affrontare il delicato tema del trasporto delle merci pericolose, si attivasse di fronte a 28 vittime ma, alla luce dell’inspiegabile silenzio totale sentiamo il dovere di rivolgere direttamente al ministro Altero Matteoli, che è ben conscio della complessità della questione, un suggerimento semplice, utile a consentire il riavvio di un percorso virtuoso, abbandonato dal  Governo Prodi, inadeguato, ma neppure ripreso dagli attuali delegati alla materia. La tragedia di Viareggio ha colpito tutti.

Molto è stato dibattuto ma, al di là delle solite affermazioni, non abbiamo registrato proposte concrete. Conftrasporto lo fa partendo da alcune domande. Come mai la direttiva sul trasporto delle merci pericolose che doveva essere recepita entro il primo luglio non è ancora stata pubblicata? È stata sottoposta all’attenzione del ministro tale esigenza? Le normative sul trasporto delle merci pericolose sono oggi assoggettate a normative internazionali. Vengono aggiornate ogni due anni e si suddividono in: raccomandazioni Onu, che regolamentano gli aspetti che non dipendono dallo specifico modo di trasporto (classificazione, imballaggi etc);  Adr,  il trasporto stradale; Adn,  il trasporto sulle vie navigabili; Rid, il trasporto su ferro; il Techincal Instruction dell’Icao, il trasporto aereo. Per un coordinamento del trasporto delle merci pericolose vengono effettuate apposite riunioni e qui occorrerebbe conoscere se e quando i rappresentanti del ministero italiano intervengono, anche se ciò che risulta ancora più importante  è “come” i nostri rappresentanti si presentano. A noi risulta che presso il nostro ministero non esista un coordinamento che metta in condizione le varie modalità di trasporto di confrontarsi e di elaborare dei protocolli comuni. Pur se vi sono coinvolte modalità diverse si tratta sempre di operazioni su merci pericolose che, per forza di cose sono interconnesse, soprattutto per via strada, e quindi hanno la necessità di norme compatibili tra di loro. La merce dal treno o dalla nave, è pur sempre trasbordata su gomma. Eppure il ministro Lunardi nell’ottobre del 2005, con un proprio decreto, aveva messo in moto la necessaria azione di coordinamento costituendo, prima volta in assoluto, una commissione che metteva tutti i rappresentanti delle varie modalità in condizione di interloquire. Soprattutto aveva avviato un percorso di sinergie per mettere a sistema tutte le diverse normative legate alla movimentazione del trasporto delle merci pericolose. L’iniziativa, accolta con grande interesse, dopo l’ultima riunione tenuta il 22 marzo 2006, è miseramente finita in un cassetto, dove probabilmente giace ancora. Con questo, sia ben chiaro, nessuno vuole (e nemmeno può) affermare  che se il lavoro fosse continuato si sarebbe potuta evitare la tragedia di Viareggio. Certamente,  attraverso un coordinamento, ci sarebbero norme più chiare, più facili da applicarsi, e controlli magari meglio funzionanti. Proprio quello che serve per rendere più sicuro il nostro Paese, che ha una situazione orografica e una densità abitativa diversa da quella di altri Stati. Dubitiamo che il ministro Matteoli sia stato opportunamente informato sia della Commissione sia del mancato recepimento della direttiva sul trasporto in Adr anche perchè siamo certi che se si fossero approfondite in modo adeguato le questioni legate a tali aspetti, il ministro avrebbe rimesso in moto quanto iniziato, dando vita a un sistema meglio rispondente alle esigenze di trasporto di materiali pericolosi e alla domanda di sicurezza. Visto che la questione è sfuggita, ci permettiamo di  rilanciarla, noi di Conftrasporto, come suggerimento al ministro Matteoli.

Paolo Ugge

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