Confetra chiede nuovi limiti
per il fermo dell’autotrasporto

In una lettera inviata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi  e ai ministri dell’Economia, dei Trasporti e del Lavoro alla vigilia dell’incontro con gli autotrasportatori del 14 luglio, la Confetra, Confederazione del Trasporto, ha chiesto al Governo di stabilire dei  nuovi limiti sul diritto di fermo dell’autotrasporto.

Nella lettera, oltre ad affermare che “dopo la fase riformatrice del 2006 si sta ora assistendo a un ritorno di dirigismo (tariffe obbligatorie cosiddette di sicurezza) e di contribuzione costosa ed inutile”, il firmatario, Ferdinando Albini, chiede infatti che venga “promossa la dimensione delle imprese di autotrasporto, inserendo tra gli investimenti detassati dalla Tremonti Ter anche quelli per le incorporazioni tra imprese; e che venga regolamentato attraverso limiti socialmente compatibili l’esercizio del fermo dell’autotrasporto, in modo da affrancare le scelte di politica dei trasporti del Governo dalla continua minaccia di fermi devastanti per l’intera economia del Paese”.

2 risposte a “Confetra chiede nuovi limiti
per il fermo dell’autotrasporto

  1. Io e altri non vogliamo fermare i nostri mezzi perchè il fermo dei nostri mezzi vuol dire camion, autisti e varie spese che comunque dobbiamo pagare quindi uscite senza entrate!. Io quando usufruisco di un servizio, vedi traghetti, vedi autostrade, vedi tunnel e tutto quello che concerne la mia attività di autotrasporto, non posso stabilire il prezzo ma a farlo è chi mi fornisce il servizio: allora perchè nell’ ambito del trasporto è la committenza a decidere il mio costo, facendo leva sulla concorrenza che il più delle volte lavora al limite della legalità e forse oltre?

  2. Ritengo che la richiesta di Confetra nasca dall’esigenza di ottenere un effetto deterrente e di pressione nel tentativo di depotenziare gli annunci di possibili manifestazioni a sostegno delle richeste avanzate dalla categoria degli autotrasportatori che hanno come committenti molte delle imprese rappresentate dalla Confetra.
    Innanzitutto esiste il fondato dubbio che delle imprese possano essere assogettate a regolamentazione dello sciopero che, proprio per la loro natura, non possono effettuare. Si potrebbe configurare la fattispecie di serrata se le imprese la attuassero. Quando effettuano le iniziative di protesta le imprese di trasporto si limitano a sospendere i servizi di vezione cioè a non mettere in circolazione gli automezzi, causa l’eccessiva onerosità dei costi che gravano sull’attività delle stesse. Diverrebbe difficile, quindi, sostenere anche l’ipotesi di serrata. La tesi potrebbe valere per i lavoratori autonomi anche se anche questi potrebbero pur sempre, non svolgendo un servizio pubblico, decidere di non utilizzare il proprio automezzo per eccessiva onerosità. Pur tuttavia per evitare che azioni dirompenti potessero verificarsi le associazioni hanno elaborato un codice di autoregolamentazione, regolamente depositato e accettato presso l’Autorità competente in base alle vigenti norme, al quale si attengono. La richiesta di Confetra mira più ad evitare dunque che azioni di natura sindacale possano avere un peso nelle trattative con il Governo nei confronti del quale Confetra conta molto poco. La tesi trova conferma nella segnalazione che Confetra avanza al presidente Berlusconi di rischi per la possibile reintroduzione di tariffe obbligatorie. Confetra gioca sulla possibile mancanza di conoscenza da parte di chi, come il Presidente del Consiglio, ha ben altri problemi con i quali misurarsi e forse sulla connivenza di un “amico” interessato a bloccare le iniziative della categoria che non è in grado di gestire. Nessuna richiesta di ritorno alle tariffe di legge bensì fissazione del prezzo del trasporto, nel rispetto delle regole vigenti,che impongono comportamenti, da parte di chi opera sulle strada, che non mettano in pericolo l’incolumità altrui. Se la Confetra invitasse le imprese associate a mantenere tali comportamenti che devono essere verificabili attraverso controlli possibili grazie ad una trasparenza delle operazioni, non esisterebbero dei problemi. Il rischio è invece che la richiesta di Confetra, finisce proprio con creare vantaggi a quegli intermediari che lucrano sulla debolezza e disorganizzazione esistente nel settore. Per meglio raggiungere i loro obiettivi auspicano di poter operare senza che vi siano normative che consentano a chi deve decidere di verificare se il comportamento di tutti gli operatori coinvolti, quindi anche i trasportatori, sia compatibile con le leggi sulla sicurezza sociale e della circolazione.
    Lo Stato ha il dovere di garantire a tutti i cittadini che sulle strade vi siano persone che agiscono nel rispetto delle norme e per questo deve prevedere l’intervento degli organismi di controllo preposti. Guarda caso proprio quanto la legge n° 32 del 2005 sulla liberalizzazione regolata dal rispetto delle regole prevede. E a volere quella legge fu proprio il Governo Berlusconi. Ma a Confetra piace interpretare la realtà a proprio modo.

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