Gli autotrasportatori sono pronti a riprendere la via della protesta

Assolutamente deludente e privo di risultati concreti. Così i responsabili di Unatras non hanno esitato a definire l ‘incontro tenutosi ieri a Roma al ministero dei Trasporti. Una bocciatura che apre la strada a nuove forme di protesta che, fino alla vigilia dell’incontro convocato dal ministro Altero Matteoli, gli autotrasportatori speravano di poter evitare. Questo  anche per non creare nuovi disagi ai cittadini che – hanno sempre sottolineato i rappresentanti del mondo dell’autotrasporto –  “si ritrovano a pagare le conseguenze di situazioni per le quali non hanno alcuna colpa”.

“Ancora una volta il Governo non ha presentato i provvedimenti che la categoria attende ormai da più di un anno e si è invece limitato a riproporre impegni già contenuti nei diversi protocolli sottoscritti nel corso dell’ultimo anno”, hanno spiegato, evidentemente delusi, i rappresentanti dei sindacati di categoria al termine dell’incontro al ministero. “Mancano, tra gli altri,  il decreto che individua l’autorità di controllo prevista dall’articolo 83 bis, il decreto che istituisce il fondo di garanzia per il credito e le disposizioni necessarie a rendere spendibili sia le risorse per gli sconti autotradali sia quelle relative alla riduzione delle tasse di circolazione, oltre alle procedure utili per gli incentivi e l’acquisto di veicoli Euro 5”. I vertici di Unatras hanno pertanto deciso di riprendere la protesta che era stata già programmata per il 10 luglio e che era stata fatta rientrare proprio in attesa di risultati dall’incontro di ieri:  il 27 luglio si terrà a Roma la manifestazione nazionale degli autotrasportatori aderenti all’Unatras.

4 risposte a “Gli autotrasportatori sono pronti a riprendere la via della protesta

  1. Buoni si, fessi no recita un antico detto che gli autotrasportatori dovrebbero tenere ben presente. Soprattutto dopo l’ennesimo schiaffo che il Governo ha voluto darci ieri nell’incontro convocato a Roma dal ministro Altero Matteoli per affrontare le difficoltà che negli ultimi mesi hanno messo in ginocchio la categoria e che nelle prossime settimane, senza urgenti e pesanti interventi, mieteranno nuove vittime.
    Di risposte concrete per affrontare un’emergenza ormai insostenibile non e sono arrivate e ormai ogni giorno trascorso senza aiuti è un passo in più verso nuove chiusure di attività, verso nuovi licenziamenti di personale.
    Forse il ministro Matteoli non lo sa, ma ci sono centinaia di camionisti, padri di famiglia, che fra uno, due o tre mesi, senza interventi, non saranno più in grado di ricevere uno stipendio e, dunque, di provvedere alle mogli, ai figli. Anche perchè, tutti i risparmi messi da parte, sono stati bruciati in questi lunghi mesi di crisi durante i quali il Governo non ha saputo o voluto fare nulla. Forse nei palazzi dei ministeri non se ne accorgono perchè a loro gli stipendi (d’oro) nessuno i tocca e perchè fra un viaggio in auto blu e su un aereo di Stato non hanno i tempo di accorgersi che molte imprese di autotrasporto non hanno neppure i soldi per pagare un pieno.
    Di fronte a tanta incapacità, a tanta superficialità (per non utilizzare termini più offensivi che mi verrebbe voglia di utilizzare) non possiamo attendere altre convocazioni, altre chiacchiere. L’unica cosa da fare è bloccare il trasporto, come nel dicembre di due ani fa, dimostrando al Paese che senza i tanto maledetti Tir tutto si ferma, le merci non arrivano nei negozi. Certo, provocheremo nuovi gravi disagi a milioni di italiani senza colpe. Ma possiamo chiedere fin d’ora a tutti loro di attribuire la colpa a chi realmente l’ha: la nostra classe politica, incapace di affrontare problemi per i quali le soluzioni sono già state tracciate. E poi parlano di meritocrazia, e chiedono di continuare ad avere fiducia nei politici. Vadano loro in cassa integrazione, provino loro a sentirsi chiamare dalle banche perchè il conto è in rosso, provino loro a dirlo, la sera, al ritorno dal lavoro, alla moglie, provino loro a dire ai figli che un paio di jeans, o un giocattolo non si può comprare.
    Non capirebbero. Loro “viaggiano” su altre strade, in un altro mondo. Sono staccati dalla realtà. Riportiamoli con i piedi per terra bloccando il trasporto. E’ l’unica strada che ci hanno lasciato. perdonate lo sfogo.
    Un autotrasportatore che non pensa di parlare a nome di tutti,ma pensa di interpretare il pensiro di molti che a settembre dovranno licenziare autisti padri di famiglia e che rischia di vedere compromessa la propria attivita costruita con tanti anni di sudore.
    MARINO CARULLI

  2. Marino hai tutte le ragioni di lamentarti. Prima o poi scopriremo perché qualcuno ha deciso di farci fuori. La cosa che mi preoccupa e’ che a settembre non rimangano in piedi solo quelli che non se lo meritano.

  3. Mi trovo perfettamente d’accordo con le dichiarazioni di Arcese e Molteni, volevo solo aggiungere che certe aziende che operano nell’illegalità sono alimentate da noti gruppi logistici nazionali e esteri aggirando abilmente leggi e normative, producendo insicurezza stradale, mancato gettito fiscale, gettando discredito sulla categoria che tanto ha contribuito allo sviluppo del Paese, costringendo alla chiusure le aziende sane. Mi auguro che la nostra classe politica, così superficiale come dice Carulli, si ravveda e metta in atto tutti gli interventi sempre disattesi puntualmente.

  4. Mi chiedo: ma i nostri sindacati? Dopo tante promesse e ripromesse fino a dove vogliono portarci, cosa vogliono farci credere? Loro da che parte stanno o cosa guadagnano sulle nostre teste?
    Prima erano tanti sindacati, ora sono riuniti in Unatras ma cos’e’ cambiato? Nulla per loro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *